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Museo della stampa della Regio Insubrica

 

La stampa antica e moderna nella sua evoluzione dai caratteri mobili alla composizione a computer è il tema del museo allestito a Carlazzo.
Sono esposti antichi torchi tipo-litografici, macchine per la fusione di caratteri in piombo, le prime macchine fotografiche fine '800 e antichi volumi del 1700.
Tutto il materiale in mostra è accompagnato da pannelli esplicativi in italiano e in inglese.

 

Solo visite guidate su prenotazione tel .335.272384

Il Museo

  1. MuseoNasce tra i due laghi, nella piana di Porlezza, il Museo della Stampa.
La stampa antica e moderna nella sua evoluzione dai caratteri mobili alla composizione a computer è il tema del museo allestito a Carlazzo, lungo la direttrice Menaggio - Porlezza, a metà strada tra il Lario e il Ceresio.
La famiglia Sampietro opera nell’Editoria da oltre quarantanni, da quando cioè il padre dell’attuale titolare rilevò i macchinari dalla tipografia Caccianiga e avviò la sua attività artigianale.
Una parte comunque del materiale raccolto è molto più antica, quindi possiamo percorrere l’evoluzione dell’Arte della Stampa quasi dai primordi fino ai nostri giorni, guidati da pannelli esplicativi in italiano e in inglese, ma soprattutto dalle spiegazioni appassionate di Attilio Sampietro.
Il museo ospita anche una serie di apparecchi fotografici significativi, macchinari ancora perfettamente funzionanti: sylografia, litografia, acquaforte, rotocalco non saranno più parole misteriose ma assumeranno un significato affascinante.
Il percorso espositivo inizia ovviamente dai caratteri mobili composti a mano, lettera per lettera, di cui sono in mostra migliaia di esemplari in legno e metallo per lo più del primo ’900. Si passa poi alla composizione meccanica con una delle prime macchine Intertype in cui la riga, digitata come su una macchina da scrivere, viene impressa nel piombo fuso, ottenendo la matrice; quest’ultima, dopo l’uso, viene fusa e il piombo riutilizzato. Di seguito ecco una “Linotronic” del 1981 da cui non esce una matrice di piombo, ma un “film”, ulteriore passaggio verso la composizione a computer, qui rappresentato da uno dei mitici “Classic Macintosh” dei primi anni ’90.

MuseoAmpio spazio è dato alla riproduzione di immagini con complessi macchinari degli anni ’50 e ’60: dal reproingranditore con cui proiettare l’immagine da un negativo su pellicola alla reprocamera per ottenere il negativo da un’immagine già esistente, dalla tournette che attraverso un’azione centrifuga stende una lacca sensibile sulle lastre in rame o alluminio per stampa offset, al Torchio pneumatico dove la pellicola e la lastra a contatto vengono esposte a luce alogena e la lastra dopo il lavaggio è pronta per andare in macchina.
Per quanto riguarda l’atto della stampa vera e propria, sono in mostra tre torchi: un torchio litografico “a coltello” per stampa con matrice in pietra, presumibilmente di fine ’700 o inizio ’800, uno Offset degli anni ’50 che invece usa una lastra metallica, e il torchio calcografico costruito personalmente negli anni ’40 dall’artista comasco Aldo Galli per stampare le proprie opere. Seguono due macchine da stampa di mezzo secolo fa: una platina e una piano-cilindrica.
Al centro della sala una vetrina raccoglie utensili e oggetti vari e curiosi: pinze per afferrare i minuscoli caratteri mobili, due “compositori” in legno dove i caratteri venivano allineati, il “bulino dell’incisore”, varie matrici per la stampa di immagini che spaziano dai tamponi tibetani in legno per stampare tessuti, ai clichés incisi a mano su linoleum e a quelli in zinco per stampa in Tipografia. Ancora: uno splendido messale settecentesco illustrato ad acquaforte, lastre calcografiche e pietre litografiche per immaginette sacre, nonché lastrine per ex-libris a punta secca su rame del notissimo artista-filosofo Enrico Vannuccini.

MuseoProprio al genere degli ex-libris sono dedicate altre due vetrine che mettono in mostra solo una minima parte della corposa “Collezione Sampietro” comprendente varie opere del Vannuccini stesso (molto apprezzato in questo campo) e una di ex-libris giapponesi appartenuti all’artista griantese.
Completa l’esposizione un reparto fotografico che spazia da proiettori di lastre in vetro e “macchine a cassetta” di fine ’800 alle prime Kodak a rullino degli anni ’40, su su fino alle Polaroid a sviluppo istantaneo, passando per apparecchi fotografici che hanno fatto epoca, come la Koni-Omega e la Rolleiflex biottica degli anni ’50, la Linhof a lastre in vetro poi adattata per pellicole attorno agli anni ’70.
I pannelli murali sintetizzano la storia dell’arte della stampa, (con speciale riferimento al ruolo occupato da Giambattista Bodoni, e all’opera didattica svolta dalle scuole salesiane): illustrano il procedimento delle varie tecniche di stampa e il funzionamento dei macchinari esposti.

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